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Francesca Cagna “Molto difficile passare dalle pitbike alla Supersport. Ho diverse opzioni per il 2020”

Francesca Cagna “Molto difficile passare dalle pitbike alla Supersport. Ho diverse opzioni per il 2020”
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Francesca Cagna, meglio conosciuta come Francesca “Centoquarantasei”, è una delle giovani ragazze più promettenti del panorama motociclistico italiano. Già campionessa nelle pitbike, quest’anno ha esordito nelle ruote alte prendendo parte alla Supersport 300 del Motoestate in sella ad una Kawasaki Ninja 400.

Com’è andata questa prima stagione nella Supersport 300?

Per essere l’esordio, è andata bene. C’erano due categorie nella stessa griglia, ovvero la 300 ed il Kawasaki Challenge. Ho corso le prime due gare nel Challenge, ma non ci siamo trovati e ho continuato nella 300 “classica”. Nella prima gara sono arrivata sesta dopo essere caduta, mentre nella seconda, a Varano, mi sono infortunata al gomito. A Cervesina sono arrivata ottava e a Franciacorta sono arrivata sul podio, terza. Nell’ultima gara sono arrivata undicesima. Ho anche fatto due podi da wild card a Modena e a Cervesina, dove ho vinto sia la femminile che il crono-test”.

Come ti sei trovata con la Kawasaki?

Bene, perchè è una moto bella da guidare e ha un bel motore rispetto alle altre 300, ma è molto pesante nei cambi di direzione per me che peso davvero poco. Avendo provato anche la Ktm RC390 e la Yamaha R3, posso dire che ha più motore, ma le altre sono più leggere e maneggevoli, più semplici da far girare.

Sei arrivata dalle pitbike: quanto è difficile passare alle ruote alte?

Molto. La pitbike richiede una guida alta, in stile motard, mentre per la 300 serve una guida più stradale. Poi sulla pitbike si usa molto la forza delle braccia, non tanto le gambe come sulle moto “vere”, e sono molto più leggere, 90 contro i 170 della Kawasaki, con 14 cavalli contro 52. Il primo impatto è stato abbastanza traumatico, perchè era difficile capire dove andare a frenare e ad accelerare, così come trovare il giusto punto di staccata”.

L’anno prossimo resterai in Supersport 300?

Sì, l’anno prossimo resterò nella 300, anche se dobbiamo ancora capire in quale campionato. Vedremo in base agli sponsor se continuare nel Motoestate, passare al CIV o il Trofeo Centro Italia, ma visto che ci sarà anche il campionato europeo femminile, potremmo prendere in considerazione anche quello”.

Come ti è sembrato l’ambiente del Motoestate?

Stupendo. Essendo un campionato abbastanza low cost l’ambiente, a parte qualche eccezione, è amichevole. Se ti manca qualcosa tutti sono sempre pronti ad aiutarti e nel paddock si è quasi tutti amici. In gara e in qualifica la competizione si sente, ma se si può dare una mano nessuno si tira indietro e il sabato sera si festeggia tutti insieme nel paddock. Un ottimo ambiente, anche rispetto a quello a cui ero abituata con le pitbike, che era molto più chiuso.

Qual è la tua pista preferita?

Tra quelle in cui ho corso Franciacorta, anche se purtroppo dal 2020 non si potrà più girare perchè è stata acquistata da Porsche. La mia preferita in assoluto invece è il Mugello. Me ne sono innamorata da piccola andando a vedere le gare, ha una struttura fantastica. Spero di poterci girare l’anno prossimo, almeno come wild card”.

Come ti sei appassionata al motociclismo?

Grazie a mio padre che ha corso tantissimo. Quando avevo pochi mesi ero già a vedere le sue gare in salita e poi fa il meccanico da qurant’anni. Ha corso nel CIVS per una decina d’anni e quando ero davvero piccola mi portava in moto con lui. A quattro anni aveva delle minimoto in negozio e me ne sono appropriata. Da lì ho capito che avrei corso, cosa che ho iniziato a fare a otto anni tra minimoto, minicross, minigp e pitbike.

Perché hai scelto il 146?

E’ il numero che ho fin dalla mia prima gara. Io e tutta la mia famiglia siamo sempre stati tifosi di Valentino Rossi e quindi volevo utilizzare il numero 46 per correre, ma era già occupato e allora mi hanno fatto scegliere tra il 146 e il 461, così ho scelto il primo. Avendomi portato fortuna non l’ho più cambiato e ormai è un mio tratto distintivo”.

Alessandro Di Moro