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Kawasaki e Suzuki in sella alle Yamaha…al MotoZoo Racing

Kawasaki e Suzuki in sella alle Yamaha…al MotoZoo Racing
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Kawasaki e Suzuki su Yamaha? Ebbene sì. Nel 2019 Shogo Kawasaki e Tsubasa Suzuki gareggeranno in sella alla Yamaha del team MotoZoo Racing, di Fabio Uccelli, nel Campionato Italiano Supersport 300. Assieme a loro anche Ryogo Iwata, cognome identico al nome della città della Yamaha.

Il team MotoZoo Racing avrà anche altri 3 piloti giapponesi ma in Supersport 600: Akito e Ryota Haga più Yuki Okamoto.

Moto giapponese, dunque, riders  giapponesi ma team italiano che schiera anche il forte Fabrizio Perotti.

Il MotoZoo Racing è nato nel 2015 a Merate, vicino all’ autodromo di Monza. Team Manager Fabio Uccelli, per tanti anni tecnico ad alti livelli nel Mondiale SBK, e Direttore Sportivo Roberto Locatelli che quest’anno lavorerà anche per lo Sky Racing Team nel Mondiale.  

Al di là delle curiosità legate ai nomi dei piloti, è molto interessante conoscere questa realtà sportiva. Abbiamo intervistato il team manager Fabio Uccelli. E-Motors parla con il linguaggio degli appassionati, senza formalismi, e ci siamo subito trovati sulla stessa lunghezza d’onda.

Fabio, MotoZoo è una sorta di accademia motociclistica giapponese in Italia?

“No ma è la squadra al mondo con il maggior numero di piloti giapponesi, eccezion fatta per quelle asiatiche. Tutto è nato da alcuni contatti che aveva Roberto Locatelli, nostro direttore sportivo.  Noi ai piloti giapponesi forniamo tutto, non solo le moto e l’assistenza tecnica: dalla licenza al supporto logistico con vitto ed alloggio quando sono Italia. I giapponesi si sono trovati bene con noi ed è arrivato anche Haga che ha portato a gareggiare da noi i suoi figli”.

Suzuki, Kawasaki e Iwata. Sono curiosi questi cognomi.

“All’inizio erano apparsi strani anche a me però sono cognomi piuttosto diffusi in Giappone”.

Questi ragazzi ora abitano in Italia?

“No, arrivano dal Giappone il mercoledì e il lunedì successivo tornano a casa. Per loro non è facile affrontare queste trasferte ma hanno una mentalità diversa rispetto ai giovani piloti italiani”

In che senso?

“Sono molto più maturi. A 15 anni arrivano senza genitori, solo con un accompagnatore. Sono estremamente umili, educati, hanno un grandissimo senso della disciplina, dell’ordine, aiutano la squadra in tutto, perfino a pulire le moto. Hanno motivazioni straordinarie ed affrontano tutto con grande serietà. I giovani piloti italiani, di solito, vivono le competizioni come un divertimento mentre loro come un’opportunità di farsi vedere per cercare di diventare piloti professionisti”.  

Hiroshi Aoyama , nel 2009, è stato l’ultimo pilota giapponese Campione del Mondo. Perché i giapponesi ultimamente non riescono ad emergere?

“Non è facile. I piloti europei hanno maggiori opportunità di mettersi in evidenza tra CIV, CEV, BSB…I team tendono a seguire di più questi campionati rispetto a quelli asiatici quindi o vengono in Europa oppure fanno fatica ad emergere”.

Quali sono i vostri obbiettivi stagionali?

“Il 2017 è stato un anno un fantastico per il nostro team ed il 2018 altrettanto buono con Claudio Corti che ha ottenuto ottimi risultati nella classe Superbike. Quest’anno puntiamo in alto nel National Trophy 1000 con Perotti. Il livello di questo campionato è molto alto ma si può fare bene. I figli di Noriyuki Haga debutteranno nel CIV Supersport 600 e cercheranno di fare esperienza. Ci sarebbe piaciuto fare gareggiare anche Noriyuki ma non è stato possibile. Ora si è preso un anno di pausa, speriamo che il prossimo anno possa gareggiare anche lui con noi. In Supersport 600 può puntare alla top ten Yuki Okamoto.  In Supersport 300 schieriamo Ryogo Iwata, Shogo Kawasaki e Tsubasa Suzuki, tre ragazzi giovani che cercheranno di crescere e d’imparare il più possibile”.