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Alessia Polita “Nuove sfide sul monosci. Tornare in moto? No, non sarei felice”

Alessia Polita “Nuove sfide sul monosci. Tornare in moto? No, non sarei felice”
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Alessia Polita è sempre stata una donna forte, estremamente determinata. La sua incredibile carica interiore le ha consentito di superare tanti ostacoli.

Era tra le pilote più veloci del panorama internazionale. Aveva trionfato più volte nel Campionato Italiano Femminile ed aveva conquistato importanti piazzamenti in tutte le altre competizioni. Il 16 giugno 2013 la sua carriera di pilota si è bruscamente interrotta sulla pista di Misano: l’incidente e la paraplegia.

Ora Alessia ha 33 anni, è autonoma, realizzata ed ha tanti progetti per il futuro.

Il mese scorso si è trasferita a Idro, da sola, per potersi allenare 4 volte a settimana con il monosci, sulla neve, assieme al tecnico Paolo Mezzocchi, proseguendo anche la preparazione in palestra.  

Mi alleno con la squadra Alta Valsabbia Sport Handspiega Alessia –  Faccio allenamenti sia sulla neve che in palestra, quotidianamente. Questo sport mi sta prendendo parecchio perché, a livello di adrenalina, di sensazioni mi ricorda il motociclismo. Il mio obbiettivo ora è partecipare ai Campionati Italiani di Monosci”.

Pensi anche alle paralimpiadi invernali?

“Si, sono il mio grande sogno ma si svolgeranno  tra quattro anni e c’è tutto il tempo per prepararsi al meglio”.

Hai provato anche altri sport?

“Si, lo wakeboarding, che è simile allo sci d’acqua e forse di dedicherò anche a quello. Gli sport paralimpici più tradizionali non mi attirano: non mi piace pedalare con una handbike. Io ero abituata ad andare ai 300 Km/h, ho bisogno di provare le stesse sensazioni”.

Gli sport motoristici?

“Ho provato un kart e sono andata bene però non mi ha emozionato tantissimo. In più è uno sport molto costoso ed è difficilissimo trovare sponsor. Anche lo sci è caro ma ci sono degli aiuti. Il Rotary, ad esempio, ha pagato lo skypass per tutta la stagione”.

Hai mai pensato di tornare in moto?

“No, non mi renderebbe felice. Farebbe scena, forse farebbe felici altre persone ma non me. É inutile negare l’evidenza: ho delle limitazioni, il mio corpo non risponde, non posso andare forte come prima dell’incidente. Tornare al Mugello e girare 20 secondi più piano rispetto al passato per me non avrebbe senso. Un conto è essere amputati ed un altro paraplegici. Il motociclismo paralimpico lo vedo più per gli amputati. Ci sono anche i paraplegici che vanno in moto ed ho il massimo rispetto per loro però a me non darebbe soddisfazione. Preferisco fare cose totalmente diverse e cercare di farle al meglio, puntando in alto. Grande stima per un pilota come Joan Lascorz che cerca gareggiare in auto da protagonista nonostante sia tetraplegico”.

Dopo l’incidente eri molto arrabbiata mentre ora sei serena. Cosa è cambiato?

“Ho trovato il mio equilibrio. Lo shock iniziale è stato molto forte, ero arrabbiatissima. Penso sia una cosa normale. Onestamente faccio fatica a credere a quelli che palesano una troppa tranquillità, come se non fosse successo niente. Con il tempo però si raggiunge un equilibrio. Adesso, di fatto, ho una vita normale, autonoma, piena di sport e di emozioni. C’è il problema delle barriere architettoniche ma per il resto è tutto ok, anche se sono su una sedia a rotelle”.

Ami ancora il motociclismo?

“Tantissimo. Amo ancora le moto con tutta me stessa. Ho corso 12 anni, ho vinto 4 titoli, mi sono espressa ad alti livelli in tante gare. Ho provato emozioni uniche che porterò sempre con me. Poi c’ stato l’incidente, mentre facevo una cosa che adoravo fare. Non ho alcun rimpianto. Rifarei tutto quello che ho fatto e ringrazierò sempre mio padre che mi ha messo su una moto”.

Prevedi di lavorare nel motociclismo?

 “Sono istruttrice di moto e frequento regolarmente i corsi come tecnico federale FMI. É un mondo che mi appartiene. Mi piacerebbe seguire qualche ragazza, come coach, trasmetterle quello che ho imparato in questi anni ed aiutarla ad emergere. In Italia purtroppo c’è una mentalità molto arretrata e le donne in moto non vengono considerate per il loro reale talento. Magari vengono prese ma per fare scena, per avere qualche articolo in più sui giornali. In Spagna sono molto più avanti ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei fare qualcosa di concreto per la crescita del motociclismo femminile italiano”.  

Marianna Giannoni