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L’ultimo giro di Ratzenberger

L’ultimo giro di Ratzenberger
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30 aprile 1994 – Le prove sono iniziate da poco. L’austriaco Ratzenberger è nervoso.

Prima di montare in auto, ai box, ripete più volte ai suoi meccanici “Devo mantenere il controllo”. Ratzenberger è tra i debuttanti della stagione, ma è tutt’altro che un pivello. Ha quasi trentaquattro anni ed è reduce da una serie di esperienze nelle formule minori e in formule orientali, oltre a quattro partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans.

Non si è qualificato nel gran premio che ha battezzato la stagione (prendendo un secondo e mezzo di distacco dal compagno di squadra), mentre ha ultimato il gran premio del Pacifico in ultima posizione con cinque giri di ritardo dal vincitore Michael Schumacher.

Non è un pilota con uno sponsor forte alle spalle e stante i risultati tutt’altro che entusiasmanti potrebbe già rischiare il sedile.

Entra in pista e nei cinque giri che precedono quello fatale si rende protagonista di vari errori. Prima un contatto con la Lotus di Johnny Herbert nel giro di lancio poi un leggero fuori pista alla chicane delle Acque Minerali. Riesce comunque a riprendere il controllo del veicolo e a chiudere il giro stoppando il cronometro sul 1,27,584 che gli vale il ventiseiesimo posto davanti a Paul Belmondo ma a sette decimi dal compagno Brabham che precede Bertrand Gachot. Ratzenberger sa che può far meglio, così decide di compiere un nuovo giro.

Sono passati circa 15 minuti dall’inizio delle qualifiche. Sono le ore 13:16 minuti Ronald Ratzenberger è nel rettilineo che precede la curva Villeneuve a oltre 300 km/h, quando un’appendice aerodinamica di 20 centimetri quadri dell’alettone anteriore cede, probabilmente in conseguenza del fuoripista precedente. Per le sollecitazioni, il baffo dell’alettone si stacca dal pilone di sostegno finendo sotto le ruote anteriori. Ratzenberger cerca di sterzare, ma l’auto è ormai è ingovernabile, totalmente privata di direzionalità.

L’austriaco sta procedendo a 316 km/h, la via di fuga che si trova davanti è risibile. Solo sette metri lo separano dal muro di cinta. La Simtek va diritto contro la barriera subendo una brusca decelerazione che parte dai vertiginosi 301 km/h iniziali, quindi compie sei testacoda infine si ferma distrutta in mezzo alla pista a circa duecento metri dal punto d’urto.

La cellula di sopravvivenza ha resistito piuttosto bene all’urto, tuttavia le immagini sono drammatiche. Il casco bianco e rosso del pilota è completamente abbandonato a sé stesso.

La tragedia è nell’aria. Lo capisce Ayrton Senna, sgomento ai box a guardare i monitor. Lo capiscono i meccanici, i tifosi, ma soprattutto lo comprendono i soccorritori che intervengono rapidissimi. Sul posto sopraggiunge anche Senna che sale sull’auto di un commissario e si reca alla curva Villeneuve.

Ratzenberger è morto sul colpo a causa della secca decelerazione. Si cerca comunque di rianimarlo evitando di dichiararne la morte. Se si dichiarasse morto sul posto si renderebbe necessaria la sospensione del gran premio con il sequestro probatorio della pista e conseguenziale annullamento della prova.

Ratzenberger viene allora condotto sull’elicottero e trasportato d’urgenza all’ospedale di Bologna. Qui viene dichiarato deceduto solo dopo sette minuti dall’arrivo e lo spettacolo può così continuare. Paradossalmente su Imola si scatenerà una maledizione senza precedenti.
Ayrton si chiude in un composto silenzio stampa, promettendo di parlare solo dopo la conclusione del week-end. Visibilmente scosso, viene visto piangere nell’ospedale di Bologna…

Traddo da Ayrton Senna il Mio nome é leggenda