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Pucci Grossi, il pilota che metteva le ali ai sogni – Il ricordo di sua moglie Sara

Pucci Grossi, il pilota che metteva le ali ai sogni – Il ricordo di sua moglie Sara
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Le foto sono ormai ingiallite ma il ricordi sono quanto mai vividi. Le sfide Grossi – Ercolani hanno segnato un’epoca. Entrambi se ne sono andati troppo presto ma sono entrati nella leggenda. “Non c’è giorno che sui social non vengano pubblicati dei post su Pucci – ricorda Sara Clerici, moglie di Grossi – è ancora nel cuore della gente”.

Giuseppe Grossi, per tutti Pucci, era un albergatore riminese e veniva considerato da tutti il re degli sterrati. Vinse sei Campionati Italiani su Terra e tante altre competizioni. Indimenticabili le sue sfide con Massimo Ercolani al Rally di San Marino. “I tifosi erano molto divisi, chi era per Massimo e chi con Pucci – prosegue Sara – ma erano uniti da una profonda stima reciproca. Mio marito cercò di stargli vicino fino alla fine”.

Massimo Ercolani

Pochi anni dopo si è spento anche Pucci, mentre era in moto, all’Alpe della Luna “E’ stata una morte inaspettata, stava bene e nulla lasciava presagire che potesse avere problemi. Ci ha lasciato durante un giro in un bosco, tra cielo e terra, davanti agli occhi di nostro figlio che allora aveva 17 anni. È stato un dolore forte ma ha tratto un insegnamento importante: mettere le ali ai sogni e lottare per ciò che si ama”.

A proposito di amore, Sara e Pucci si erano incontrati ai preliminari del Rally della Valtellina, del 1988 “Io ero pilota e non avevo il navigatore, lo stesso Pucci ma dovevamo andare a vedere il percorso. Mi chiese di sedermi al suo fianco, io gli dissi di no, avrei guidato io. Da lì è nato tutto. Un amore da corsa. Io gareggiavo e vincevo, quando ci siamo sposati mi ha regalato due rally da pilota. In uno mi classificai seconda assoluta mentre l’altro lo vinsi davanti ad Errani. Quando divenni madre invece mi regalò una Ducati Monster. Amavamo entrambi le moto, le auto e Pucci anche i wind surf. Attraversò l’Adriatico da Rimini alla Crozia con un wind serf e vinse anche quattro campionati italiani in uno sport ancora agli arbori. Era avanti, anticipava i tempi”.

In quegli anni l’immagine era un dettaglio eppure “Eppure lui gli dava molta importanza e la curava in modo maniacale, da professionista. Tutti i suoi meccanici dovevano essere vestiti nello stesso modo, sembrava più di ciò che era nella realtà dei fatti. Tutto era in costante divenire. Aveva mille idee, era imprevedibile. Non aveva mai le chiavi di casa ma suonava al citofono, spesso nel cuore della notte, al ritorno dalle gare”.

Ed odiava le autostrade.

“Era un pilota dentro, sempre in prova speciale. A fine carriera aveva assunto un importante ruolo in Federazione ma non è mai andato a Roma in autostrada, doveva sempre passare per le strade interne e fermarsi magari a mangiare da qualche amico in giro per l’Italia. Una volta diventato dirigente ha fatto tanto per i giovani talenti azzurri. Pucci, poi, era bravissimo ad insegnare, non solo a fare. Riusciva a trasmettere le proprie conoscenze”.

Aveva un rapporto speciale con i tifosi.

“Quando si avvicinavano i ragazzini al parco assistenza o fine prova non li allontanava, anzi, li faceva salire in macchina. Era molto, molto amato dalla gente. Io sono originaria di  Como mentre Pucci era il classico romagnolo, solare, sorridente, imprevedibile e con tanti sogni ma nello stesso tempo con obbiettivi chiari da perseguire”.

Tra i successi di Grossi il TransItalia Marathon che parte proprio da Rimini e si corre in suo onore.

Il figlio di Pucci, Angelo, ha la sua stessa passione per i motori, la velocità, i viaggi e sua madre non lo frena. Sua figlia  Michela invece ama i cavalli. “Ci siamo trovati ad una gara con mia figlia e quella di Ercolani, una contro l’altra. L’eterna sfida Grossi – Ercolani si era rinnovata, nell’equitazione”.

Sono stati pubblicati vari libri su Pucci Grossi e gli sono stati dedicati numerosi eventi. Cosa lascia in eredità alle nuove generazioni?

“Credere ai propri sogni, crederci fino alla fine, non smettere mai di progettare nuove cose e vivere intensamente ogni giorno. Lascia anche il ricordo di una persona onesta e corretta. Non ha mai fatto debiti, ha sempre pagato tutti, ha sempre dato tanto agli altri. Ricevo ogni giorno nuovi attestati di stima per stima anche da parte di estranei, di persone che non conosco: sono molto, molto orgogliosa di lui”.

Marianna Giannoni

Foto di copertina di Massimo Bettiol da Facebook, foto interne tratte dal libro San Marino Rally e da Facebook.