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L’addio di Suzuki una sconfitta per la MotoGP

L’addio di Suzuki una sconfitta per la MotoGP
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Il momento esatto in cui Joan Mir taglia il traguardo, è la fine della storia di Suzuki in MotoGP. Una domenica quella di Valencia, tra le lacrime per l’addio e la gioia per la vittoria di tappa di Alex Rins. Sensazioni che si mischiano quindi, ma che portano tutte ad un’unica conclusione. La Suzuki esce dalla MotoGP e dal motorsport, con l’intenzione nel breve ma forse anche nel lungo periodo. Una triste notizia, che sicuramente ci mette davanti ad un’unica risposta. Questa è la sconfitta di tutti, di tutti quelli che amano questo mondo.

L’addio per puntare sul futuro

La casa giapponese ha salutato il motorsport, per concentrarsi sulla mobilità ecosostenibile. La ragione ci può stare, il futuro guarda al green, o meglio dire all’elettrico. Una soluzione però, che appare troppo drastica, visti anche i risultati che si stavano raggiungendo nei vari campionati in cui Suzuki stava partecipando. Una domanda poi sorge spontanea, perché abbandonare il motorsport in questa maniera? Non si poteva puntare magari sulla MotoE? Poteva essere una contendente di Ducati ed avrebbe trovato risposte anche, per la mobilità di tutti i giorni.

Lo sappiamo, la casa di Hamamatsu si occupa di diverse cose. Legata al campo dei motori essa è famosa soprattutto per le auto, ma è anche conosciuta per la costruzione di motori marini. Quindi le due ruote fanno parte di una grande famiglia è come tutte le cose si guarda al complesso. Noi tutti ora, guarderemo con un occhio di riguardo il futuro della casa nipponica, per poi trarre conclusioni sulla decisione presa. Ad oggi, l’unica cosa che vediamo è il licenziamento di diversi dipendenti, che stavano svolgendo egregiamente il loro lavoro. 

La Dorna poteva fare di più?  

Una domanda che si poteva fare precedentemente è quella sui reali errori della Dorna. La compagnia, che gestisce il campionato di MotoGP, forse poteva anticipare prima alcune novità per quanto riguarda la sostenibilità. Stiamo in primo luogo parlando dei nuovi carburanti, che avranno due step molto importanti. Nel 2024 ci sarà una riduzione del 40% sull’utilizzo di sostanze fossili, per passare nel 2027 alla totale eliminazione di tali sostanze. Un progetto serio, che dimostra che davvero la società spagnola si sta muovendo, seguendo anche Liberty Media con la F1. Ritornando quindi all’apertura, si potevano anticipare i tempi? Difficile da dire, visto che stiamo parlando di nuove tecnologie, e quindi ha bisogno di seguire determinati passi per lo sviluppo. 

Il motomondiale poi ha sì lo scopo di aiutare le case nello sviluppo nella mobilità, ma è pur sempre un campionato motoristico di prototipi. L’uscita di una casa come Suzuki sicuramente non fa bene, questo perché togliere un costruttore riduce sensibilmente la pubblicità. Un campionato sogna sempre diversi costruttori nel suo campionato, per cercare di ampliare la sua platea di spettatori. Quanti appassionati ci sono, che seguono le marche e non i piloti? Molti, ed ovviamente la Dorna deve cercare di attrarli, quindi è sempre un male quando esce un costruttore dal mondiale.

La speranza è che Suzuki ci ripensi

Inutile fare giri di parole, l’uscita del marchio nipponico oggi è diversa da quella di fine 2011. La Suzuki allora rimase dentro alcuni campionati come l’endurance, questa volta invece chiude i battenti di tutto il reparto corse. Una decisione quindi che sa di sentenza, ma lo sappiamo nulla è scritto. La speranza è che nel prossimo futuro, si potrà tornare a veder correre una Suzuki nei vari campionati a due ruote. Magari quando il mondo sarà ancora più green, e la missione di Suzuki in questo breve periodo, coinciderà con il futuro del motorsport.

Riccardo Ventura