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La scalata alla MotoGP premia i salti?

La scalata alla MotoGP premia i salti?
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Tutti i piloti sognano un giorno di fare il loro ingresso nella griglia di MotoGP, molti salterebbero le classi intermedie, o farebbero il salto da SBK alla classe regina. Questo però va visto bene, se davvero ciò premia il pilota, oppure rischia di rovinarlo e di bruciarlo. Quest’anno il grande salto dalla Moto3 alla MotoGP di Darryn Binder ha fatto molto discutere, come in precedenza quello di Jack Miller. Un altro argomento che tiene banco di discussione è un possibile ingresso nel paddock del motomondiale da parte di Toprak Razgatlioglu, salutando così la categoria della derivata di serie. Ora cerchiamo di capire, se questi salti in avanti o in parallelo, fanno bene ai piloti, oppure sono da sconsigliare.

I salti piacciono ma il prezzo da pagare è alto

Lo abbiamo detto che il sogno dei centauri è quello di arrivare il prima possibile nella categoria maggiore, ma se ti trovi in Moto3, forse è perché devi ancora dimostrare tanto. Binder ha corso nella stagione appena conclusa, con il Team satellite Yamaha RNF. I risultati sono stati molto deludenti, anzi il sudafricano ci ha messo un po’ per capire la categoria ed è risultato quello con più cadute durante la stagione. Un record molto negativo, che ha portato l’opinione pubblica, ha scagliarsi contro di lui. Una cosa che era successa in precedenza a Miller, che ha avuto lo stesso percorso, ma la sua fortuna è stata che Ducati ha creduto in lui. Darryn questa fortuna purtroppo non è riuscita ad averla, ed ha trovato per il prossimo anno, un posto in Moto2.

La Dorna va detto, ha costruito delle vere categorie propedeutiche, tanto che oggi ci sono addirittura i limiti di età nelle classi. Tutto ciò, ci porta a considerare che è impossibile il salto, anche perché la Moto2 è fondamentale per capire poi come salire su una MotoGP. Una volta poteva essere più semplice, visto che le categorie erano tutte separate, tanto che erano presenti gli specialisti delle classi, che alzavano il livello. Oggi tanti ambiscono più alla scalata che al titolo mondiale della categoria.  

I successi di chi è passato dalla SBK alla MotoGP

Molte volte abbiamo assistito a dei piloti che sono passati dalla massima categoria delle moto derivate di serie, alla categoria delle moto prototipi. Il punto è che anche qui, non ci sono mai stati grandi successi negli ultimi 20 anni. Il ricordo maggiore va alle prime stagioni di questa classe, ovvero agli anni tra il 2002 e il 2006, quando le 500cc erano il passato, e le moto erano 4 tempi, simili alle SBK facevano il loro esordio. Questo però non ha portato frutti, il divario c’è stato sempre, anche se ci sono state delle vittorie di tappa. Indimenticabili Troy Bayliss a Valencia 2006, e Ben Spies nel 2011 ad Assen. Qui parliamo di due campioni del mondo, ma ciò non gli è bastato per reggere dei veri confronti. Ci sono i piloti statunitensi vero, che correndo nel loro campionato nazionale SBK, sono diventati campioni nel motomondiale. Erano però altri tempi e levato Nicky Hayden tutti lo hanno fatto nella vecchia 500cc.  

Questo non vuole significare che chi corre nel mondiale SBK sia meno bravo di chi fa la MotoGP, ma vuole significare che le moto sono diverse. Un pilota deve avere il tempo di adattarsi ad una tipologia completamente differente. E non è detto che ciò accada nel breve periodo. Ci sono le categorie propedeutiche anche nella SBK, che servono proprio per accedere al massimo campionato di moto derivate di serie. Inoltre, questo campionato è fondamentale perché connesso in molti casi con i campionati nazionali, che ovviamente gareggiano con delle Superbike anche se un po’ diverse da quelle mondiali.

Il salto quindi è sconsigliato

Dati alla mano, questo salto è sconsigliato, rischia soltanto di rovinare una giovane carriera. Il percorso deve essere naturale, le tappe sono fondamentali e questo vale per qualsiasi cosa. Ovvio che seguendo un percorso indiretto verso la MotoGP si può diventare protagonisti, ma ciò richiede tempo, e nel mondo odierno il tempo non te lo concede nessun Team. Rischiando così, di rimanerci fregati, e magari restare con la sola frase:” Si ho corso in MotoGP, però è stato un anno e forse se restavo dov’ero ci sarei arrivato dopo, e magari più preparato”.

Riccardo Ventura